La dieta prevede frutta e verdura a volontà, ma anche la passione del contadino



Ma la ricerca di frutta e verdura genuina a Km 0, è disperata ed ogni giorno di più si è costretti a fare la spesa con la tenuta da guerra batteriologica.

I nostri quartieri sono invasi da fruttivendoli egizi, cortesi, simpatici, comodi perché aperti ad orario continuato e anche nei giorni festivi, con bella frutta e verdura a prezzi (quasi) popolari, ma insipida e soggetta a veloce scadimento; altrettanto dicasi per i supermercati.

Non è garantita la stagionalità, il sapore è sparito e la frutta, a causa della conservazione refrigerata, passa dall’acerbo al muffito nel giro di poche ore.

Da ragazzo, l’estate, si comperavano pesche saporitissime che duravano anche 15/20 giorni senza deteriorarsi.

Questa nostra società, malata di stupidità e di iperigienismo, non sa che i veleni utilizzati in agricoltura, ci stanno avvelenando, abbassando le nostre difese immunitarie e ci hanno fatto perdere il gusto per il buon cibo.



Provenienza sconosciuta, terra e acqua inquinate da pesticidi, prodotti chimici per lo sfruttamento intensivo dei terreni e delle piante da frutto.
Motivo per cui ha ricevuto il riconoscimento alla sua agricoltura biologica da parte della Regione Lazio, senza neanche richiederlo, solo per aver continuato tenacemente da 35 anni, a coltivare con tecniche tradizionali; ma soprattutto usando componenti segreti: l'amore e la passione per l'arte del coltivare.

Esasperato, decido a farmi una diecina di minuti a piedi, da casa fino al mercato rionale, mi dirigo al banco del signor Giuseppe Di Giovanni, produttore diretto che ogni giorno, assieme alla moglie, portano la loro produzione biologica, dal campo in quel di Trevignano, irrigato con la buona acqua del pozzo, e niente più.
La qualità, invece, è certificata dall'adesione a Campagna Amica di Coldiretti.
Ogni mese i tecnici dell'Enea, ad ulteriore garanzia di genuinità, controllano l'acqua del pozzo proveniente dal lago di Bracciano, la terra, le piante e i frutti. Non sia mai, che qualcosa risultasse inquinato, un mese di fermo e una multa di 15.000 euro.


 
Il signor Giuseppe, Peppe, mi racconta che la figlia di 22 anni, all’età di quattro, seguendolo nel campo, amava mangiare le tenere foglie d’insalata e le cipolline fresche appena raccolte. Alla sua preoccupazione dovuta alla presenza di eventuali pidocchi, la bambina gli rispose che così facendo aumentava le sue difese immunitarie.

E ancora, a scuola alla richiesta del professore se qualcuno conoscesse le “ciliege ferrovia” e il perché del nome, la ragazza alza la mano, lei lo sa perché l’ha scoperto con papà agricoltore vero e appassionato, passione di cui va fiero e che trasmette a chi gli è intorno.



La Ciliegia Ferrovia è una cultivar di ciliegio largamente coltivata in Italia. Ha la caratteristica di essere "grossa", terminante a punta e di possedere un peduncolo lungo. Le prime notizie della Ciliegia Ferrovia si hanno nel 1935. Il primo albero nacque da un nòcciolo di ciliegie vicino ad un casello ferroviario delle Ferrovie Sud-Est a circa 900 metri dalla periferia di Sammichele di Bari. Gli abitanti di questo paese la chiamarono "Ferrovìa" perché l'albero era nato a pochi metri dai binari, lungo il carraio che porta alla Masseria Sciuscio. Per alcuni anni l'albero fu curato dal casellante ferroviario dell'epoca Rocco Giorgio. Successivamente si è diffusa sul territorio del sud-est barese fino ad arrivare ad essere la principale cultivar di Turi e Conversano, entrambi paesi limitrofi che vantano una delle maggiori produzioni in Italia. Il suo sapore è intenso tanto da renderla la preferita per la distribuzione alimentare. È possibile mantenerla fresca per parecchi giorni (7 giorni circa) e quindi viene esportata in tutta l'Europa tramite camion frigoriferi.
La possibilità di interloquire con il fruttivendolo/produttore, permette di imparare, socializzare, richiedere consigli e frutta che dura nel tempo, ricevendo consigli tipo: non prenda le pesche gialle perché, seppur belle e buone, appartenendo ad un vecchio albero, sono più delicate. Il sapore è quello di una volta, o meglio, quello originale della terra; acquistare le pesche con la foglia attaccata e i pomidoro, di quando in quando, anche un po’ sporchi di terra. 


E se i prezzi, sono un po' più alti da quelli degli altri rivenditori, il sapore e la genuinità, senza contare la fatica e passione, non hanno prezzo.



Marito e moglie, conosciutisi a 20 anni lui 15 lei, mentre raccoglievano le verdure nel campo, lui racconta l'approccio e la corte tra i broccoletti, da allora sono inseparabili nella passione per il campo e per la vita; passano la mattinata al banco del mercato, poi, alle 13, prima degli altri, chiudono, mangiano un panino con la cicoria al volo, per ripartire alla volta del paese di Trevignano, 80 km per andare a raccogliere ciò che porteranno il giorno dopo sul banco.

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